17 mag 2016

Le marche di cioccolato che schiavizzano i bambini

Si sente parlare molto spesso di come alcune multinazionali siano considerate il male del mondo. Secondo me tra le peggiori ci sono quelle "grandi marche" che sfruttano il lavoro dei bambini. 
Nel settembre 2015 è stata presentata un’azione giudiziaria contro Mars,  Nestlè e  Hershey con la motivazione che stavano ingannando i consumatori che inconsapevolmente stavano finanziando il lavoro schiavo infantile in Africa Occidentale. Nel documentario Slavery: A Global Investigation (http://topdocumentaryfilms.com/slavery-a-global-investigation/) si possono vedere le interviste fatte ad alcuni bambini che sono stati liberati, i quali hanno raccontato la loro terribile esperienza.

Aly Diabate, uno dei bambini liberati, ha raccontato:
 “Essere picchiato faceva parte della mia vita. Quando ti mettevano addosso i sacchi (di chicchi di cacao) e cadevano mentre li trasportavi, nessuno ti aiutava. Anzi, ti picchiavano finché non ti rialzavi”.

Nel 2001, la Food and Drug Administration aveva proposto di approvare una legislazione per l’applicazione sulle confezioni del marchio “slave free” (senza lavoro schiavo), ma prima che il provvedimento venisse votato l’industria del cioccolato, incluse Nestlé, Hershey e Mars, ha usato il suo denaro per bloccarla, promettendo però di porre fine al lavoro schiavo infantile nelle sue imprese entro il 2005. Questo avrebbe significato usare il lavoro schiavo per ancora 4 anni! Purtroppo questo importantissimo obiettivo è stato ripetutamente rimandato, al punto che si parla di eliminare tale sfruttamento nel 2020. Nel frattempo, il numero di bambini che lavorano nell'industria del cacao non è neanche diminuito, anzi, in base a un resoconto del luglio 2015 della Tulane University è aumentato del 51% tra il 2009 e il 2014[1]

Uno dei bambini liberati ha detto una frase piuttosto scioccante, che rende l'idea di quello che sono costretti a passare:
 “godete di qualcosa che è stato fatto con la mia sofferenza. Ho lavorato sodo per loro, senza alcun beneficio. State mangiando la mia carne”.

La situazione è stata denunciata da diverse testate giornalistiche tra cui: The Guardian, Daily Mail, Huffington Post, BBc ... Il Daily Mail ha sottolineato che i bambini impiegati in questa industria utilizzano anche strumenti e macchinari pericolosi con grandi lame (ovviamente senza dispositivi di sicurezza), portano i chicchi di cacao su lunghe distanze, lavorano per molte ore e sono esposti a pesticidi e ad altre sostanze chimiche pericolose senza indumenti protettivi. Secondo l’Huffington Post, le violazioni dei diritti dei bambini sono alla base di oltre il 70% della produzione mondiale di cacao. In base a un rapporto investigativo della BBC, centinaia di migliaia di bambini vengono comprati o rapiti e poi portati in Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale di cacao, dove vengono schiavizzati nelle piantagioni. Spesso i loro genitori vengono ingannati con la promessa che i loro figli andranno a lavorare in un paese lontano per poter mandare loro i soldi guadagnati, ma nella maggior parte dei casi non è così. I bambini non vengono pagati, non ricevono educazione, sono malnutriti e spesso non rivedranno più le proprie famiglie. 

Secondo le indagini condotte le 7 marche di cioccolato che utilizzano cacao proveniente dal lavoro schiavo infantile sono:

Hershey
Mars
Nestlè
ADM Cocoa
Godiva
Fowler’s Chocolate
Kraft

A questo punto mi viene spontaneo dire che prima di mangiare un pezzo di cioccolata sarebbe bene informarsi su come e da chi è stato prodotto, e soprattutto sul "lavoro" di chi.


[1]http://www.childlaborcocoa.org/images/Payson_Reports/Tulane%20University%20-%20Survey%20Research%20on%20Child%20Labor%20in%20the%20Cocoa%20Sector%20-%2030%20July%202015.pdf


5 mag 2016

Il latte fa bene o fa male?

In rete circolano molte notizie a sostegno della tesi che il latte faccia male. Proviamo a capirne di più. Alcune delle tesi maggiormente supportate negli articoli che sostengo che il latte sia un alimento dannosa affermano che:
1. l’uomo è l’unico essere vivente che continua a bere il latte anche dopo lo svezzamento; per gli altri mammiferi dopo quella fase dello sviluppo il latte diventa un alimento nocivo
2.  l’apporto di calcio proveniente dal latte vaccino può essere assorbito anche da fonti vegetali, di conseguenza il latte è un alimento facilmente sostituibile
3. l’assunzione di calcio proveniente dal latte non è fondamentale per il benessere delle ossa e per la prevenzione dell’osteoporosi
4. la caseina contenuta nel latte vaccino ha un effetto cancerogeno (soprattutto in riferimento al cancro alla prostata) e dà una dipendenza psico-fisica paragonabile a quella degli oppiacei 
Tutte accuse molto gravi che legittimano la domanda: Il latte vaccino fa male? Cerchiamo di capire cos'è e come è composto il latte. 
Secondo il R.D. 9/5/29 n. 994 e successive modifiche il latte alimentare è il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa di animali in buono stato di salute e nutrizione; ovviamente rientra in questa definizione legale di latte alimentare, cioè quello destinato all'alimentazione umana, anche il latte vaccino. Sebbene il latte si possa ottenere anche dalla mungitura di altri animali come pecore, capre od asine, il latte vaccino è il più conveniente da produrre anche grazie alle tecnologie di mungitura costantemente migliorate nel corso degli anni. Sebbene ogni vacca abbia una composizione del latte diversa, a seconda di quello che mangia, il latte proveniente da tutte le vacche viene mescolato, ottenendo così una composizione media che si aggira intorno ai seguenti valori:
1. acqua per l’87,5% circa
2. proteine, tra cui la più rappresentativa è la caseina per il 3,5%
3. lipidi per il 3,5% 
4. zuccheri, in particolare il lattosio, per il 5% circa
5. sali minerali per l’1% circa (prevalentemente calcio)
Il contenuto in lipidi può variare, e in base alla sua percentuale abbiamo il latte intero tra il 2% e il 4% di grassi o il latte di alta qualità (oltre il 4%). Le scremature (parzialmente scremato, scremato) sono tecniche industriali che vengono applicate dopo la mungitura per ridurre il tenore dei grassi. Le mucche più "usate" dagli allevatori sono le Frisone, ma sono animali “standard” tenuti sempre nelle stalle, con un latte monocorde vista la loro monotona alimentazione, mais e soia. Diversi sono invece gli allevamenti di Podoliche, antiche mucche che hanno continuamente bisogno di pascolare, che hanno un latte con un sapore che richiama i profumi e i sapori delle migliaia di erbe con cui si nutrono: tarassaco, cicerbite, crespigni, gramigna, nulla a che fare con i pastoni preconfezionati di mais e soia. Parlando delle caratteristiche nutrizionali, abbiamo parlato anche di lattosio, cioè lo zucchero più importante del latte. Il lattosio viene sintetizzato direttamente dalla mammella della vacca, che prende i componenti dal sangue, ed ha funzione energetica. Il lattosio è anche presente nel latte materno, e tutti i bambini sono in grado di digerirlo grazie ad un enzima, la lattasi, che è in grado di scinderlo. In alcune persone, però, con l’adolescenza, questo enzima smette di essere prodotto: se manca, il lattosio non viene scisso e arriva nell'intestino crasso dove viene utilizzato come zucchero alimentare dai batteri e questo porta alla loro proliferazione e alla fermentazione dello zucchero, che crea irritazione e dolore intestinale, oltre che diarrea: questo processo da vita all'intolleranza al lattosio, di conseguenza l’individuo non è in grado di digerire il latte e i suoi prodotti derivati (formaggi, yogurt, gelati a base di latte …)

ATTENZIONE: L’intolleranza è una condizione che deve essere verificata da un medico tramite appositi test ed esami del sangue.

Esistono diverse alternative vegetali al latte, le quali sono consumate da chi segue una dieta vegana, e da chi è intollerante al lattosio. Chiariamo però che, come stabilito recentemente dall'UE, il latte vegetale non si può chiamare latte in quanto è di fatto un altro prodotto, spesso più grasso e con proteine (tranne quello di soia) di minor qualità nutrizionale rispetto al latte vaccino, e questo può portare a carenze nutrizionali specialmente nei bambini. Esistono diversi tipi di latte vegetale: di soia, di nocciola, di mandorla, di avena, di riso, che sono più digeribili ma non hanno il calcio. Una ricerca condotta presso il Saint Michael’s Hospital e che ha coinvolto più di 4 mila bimbi, in età tra 1 e 6 anni, ha confermato come le recenti abitudini “salutiste” di sostituire il latte vaccino con altre bevande vegetali, in realtà dovrebbero essere abbandonate per non incorrere in problematiche di carenze vitaminiche a danno dei bambini. Secondo lo studio, pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, infatti, mentre il latte vaccino è ricco di vitamina D e calcio, questi nutrienti non risultano essere presenti nelle altre varianti di latte in commercio. Dalle analisi condotte dai ricercatori, inoltre, è emerso come una tazza di latte non vaccino predispone una riduzione del 5% nei livelli di vitamina D presenti nel sangue al confronto di chi, invece, consuma regolarmente del latte vaccino [1].
Tornando alle molte accuse rivolte al latte sembra che, anche se in molti siti si legge spesso “molte ricerche scientifiche”, “gli ultimi studi” (senza però la citazione di queste ricerche e/o studi), tali accuse siano prive di ricerche scientifiche che le supportino. Il rapporto dell’istituto di ricerca sul cancro, l’American Institute for Cancer Research [2], ha redatto un documento sulla relazione esistente fra alimentazione e cancro condivisa da tutta la comunità scientifica mondiale. Questa pubblicazione afferma che <<non c’è alcun legame fra una corretta e moderata assunzione giornaliera di derivati del latte e l’insorgenza del cancro. Addirittura è probabile che una dose adeguata di latticini prevenga il cancro al colon. I rischi, sempre basati su un dato probabilistico, si presenterebbero solo in caso di assunzioni superiori a 1,25 l di latte al giorno, che potrebbero causare insorgenze di tumori alla prostata>> (no che causano sicuramente). Di conseguenza bere latte equilibratamente, 2/3 porzioni al giorno come suggerito da nutrizionisti esperti, non solo non fa male, ma risulta addirittura una protezione per uno dei tumori ad altissima incidenza nella nostra società, il cancro al colon, secondo solo al tumore alla mammella.
Per quanto riguarda invece l’apporto di calcio, è vero che il latte non è l’unico alimento da cui si può assorbire questo elemento, infatti alcuni vegetali come broccoli o fagioli sono una fonte alternativa da cui attingere calcio, ma non possono sostituire completamente quello derivante dal latte, anche perché il calcio presente nel latte viene assorbito più facilmente dall'organismo rispetto a quello presente in altri alimenti. Dagli approfondimenti tratti dal “Libro bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari” [3], si evince inoltre la stretta correlazione fra la diminuzione di apporto di calcio e l’incidenza di fratture ossee dovute a una carenza di minerali. Il calcio, infatti, al contrario di quanto sostenuto da chi dichiara che il latte vaccino fa male, resta un elemento fondamentale per la prevenzione dell’osteoporosi in età adulta.
Quindi, nonostante possa risultare strano che l’uomo sia l’unico mammifero che continua a bere latte dopo la fase dello svezzamento, come sostiene il Dott. Cavalli Sforza [4], illustre genetista, questo è solo un vantaggio che l’essere umano è riuscito a guadagnare nel lungo corso della sua evoluzione genetica. D’altronde l’essere umano è anche l’unico mammifero che cuoce i cibi e li combina tra loro (pasta, pane, zuppe, creme …), di questo però non ci meravigliamo!


[1] http://www.laricercascientifica.it/ricerca-neonati/il-latte-vaccino-fa-male/1865
[2] World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research. Food, nutrition, physical activity, and the prevention of cancer: a global perspective. Washington, DC: AICR. 2007.
[3] Libro Bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari. Analisi delle conoscenze scientifiche e considerazioni sul valore del consumo di latte e derivati. Progetto editoriale Assolatte con la partecipazione di: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), anche in qualità di coordinatore degli Autori; Istituto Superiore di Sanità (ISS); Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE); Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI); Società Italiana di Pediatria; Società Italiana di Medicina Interna (SIMI); Ministero della Salute.
[4] Cavalli Sforza, L. and F. Cavalli Sforza, Evoluzione genetica e culturale, in Treccani.it2010.