18 set 2018

pulizia scarichi domestici

Non so se capita anche a voi di avere gli scarichi lenti, soprattutto quello del lavandino della cucina e quello della doccia. A me capita soprattutto nel lavandino della cucina, onestamente non so darmi una spiegazione dato che cerco di fare molta attenzione affinché i residui di cibo non finiscano giù per i tubi ... comunque ho provato ad utilizzare alcuni prodotti in commercio senza riuscire a risolvere il mio problema. Anzi, l'ultimo prodotto che ho usato (Mister Muscolo) mi ha macchiato il lavandino. Ho deciso quindi di optare per un rimedio più naturale, che ovviamente non ha risolto del tutto il mio problema, ma d'altro canto non lo hanno fatto neanche i prodotti chimici. Almeno però non rischio di rovinare la superficie dei sanitari o di respirare cose nocive.  

OCCORRENTE:

1. un bicchiere di sale grosso
2. un cucchiaino di bicarbonato
3. una pentola di acqua bollente
 
PROCEDIMENTO:

Versare il sale direttamente all'imbocco dello scarico del lavandino, aggiungere il bicarbonato ed in fine, facendo molta attenzione, versare lentamente l'acqua bollente.

Il mio scarico è rimasto libero per circa tre mesi!

16 apr 2018

Steroli vegetali alleati della salute

Gli steroli vegetali sono sostanze grasse di origine vegetale presenti principalmente in oli vegetali,  frutta secca, frutta fresca e verdura. Gli steroli vegetali sono molecole capaci,una volta ingerite, di entrare in competizione per l'assorbimento da parte della parete intestinale con il colesterolo ingerito con i cibi. Questo accade perché i villi intestinali riescono ad assorbire più facilmente queste sostanze piuttosto che le parti di colesterolo introdotte con alimenti quali carne, uova,  latticini ecc...
Ne consegue che ingerire elevate quantità di steroli vegetali vuol dire automaticamente abbassare il tasso di colesterolo nel sangue. Ma che quantità di steroli vegetali bisogna ingerire per poterne sfruttare gli effetti benefici? Le quantità di frutta e verdura da mangiare giornalmente a tale scopo è davvero molto elevata; così elevata da poter causare delle forti coliti dovute all'accesso di fibre ingerite (l'assunzione in eccesso di ogni alimento ha sempre delle controindicazioni, anche se si parla di frutta e verdura). In commercio esistono diversi integratori, ma anche madre natura ci offre il suo aiuto. Ci sono dei cibi che sono naturalmente ricchi di steroli vegetali, tra questi possiamo trovare: le taccole o piattoni (piselli il cui guscio non è ancora maturo e quindi è tenerissimo), i broccoli, i cavolfiori, i cavolini di Bruxelles, le olive e l'olio extravergine di oliva.
Un altro cibo ricco di steroli (non di origine vegetale) sono i crostacei.


26 ott 2017

Burro, oli e margarina

Quando devo cucinare oppure condire una pietanza mi chiedo: cos'è meglio utilizzare? Olio? Ma quale? Burro? Oppure margarina? Ovviamente la risposta non è semplice e non solo in merito al gusto. Bisogna pensare ai grassi che contengono (quelli "buoni" e quelli "cattivi"), alle calorie, al modo in cui vengono preparati, al punto di fumo  e chissà a quante altre cose ...
Prima di tutto è bene distinguere tra i condimenti di origine animale e di origine vegetale. Tra i primi rientrano ovviamente il burro, e il lardo; tra i secondi gli oli di varia origine (di semi, di oliva) e la margarina.

Il BURRO è un alimento altamente energetico e contrariamente a quanto si pensa ha meno calorie dell'olio d'oliva in quanto contiene una grande quantità di acqua [1].  La composizione tipica del burro che si trova in commercio è definita dal Codex Alimentarius [2] e prevede:
grasso: minimo 80% con fosfolipidi (0,35%) steroli (0,21%) acidi grassi liberi(0,12%) 
acqua: max 16%
Solidi non lipidi : max 2% di cui lattosio (0,5-1,0%), proteine (0,4-0,8%), sali (0,1-0,2%)
Il burro è un alimento ricco di vitamina A e di sali minerali e, come tutti i grassi animali, ha un elevato contenuto di colesterolo.
Attenzione: il burro ha un punto di fumo molto basso (temperatura di cottura alla quale i grassi cominciano a liberare sostanze tossiche) quindi, a mio avviso, è meglio consumarlo crudo.

Parlare di OLI è piuttosto complesso, basta pensare che esiste la O N A O O - Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio D'Oliva. Semplificherò la mia riflessione basandomi su una spiegazione del Prof. Mario Macchia, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee del Dipartimento di Agronomia dell'Università di Pisa. Cominciamo con la distinzione tra olio extra vergine di oliva e olio di oliva.
L'olio extra vergine di oliva deriva esclusivamente della spremitura meccanica dell'oliva ed è caratterizzato da un'acidità sempre molto bassa; l'olio d'oliva è invece costituito da una miscela di oli vergini (cioè provenienti da una spremitura meccanica dell'oliva ma non necessariamente da un'acidità bassa come l'extra vergine) con aggiunta di un olio (sempre ottenuto dall'oliva) che è stato trattato con sostanze basiche e ha subito altre modificazioni al fine di diminuirne l'acidità. 
Entrambi gli oli di oliva hanno un punto di fumo elevato sono quindi ottimi per le fritture, ovviamente sono molto buoni anche usati a crudo. Contengono vitamine E, K, potassio, sodio, calcio, ferro e zinco...

In commercio si trovano anche diverse tipologie di olio di semi: girasole, arachidi, mais, palma, cocco, grano, riso, lino ecc. Tutte queste tipologie di oli sono sottoprodotti della lavorazione industriale dei semi di origine.
Gli oli di semi sono estratti soprattutto tramite solventi (in pochissimi casi, come nel girasole, sono estratti con mezzi meccanici) subiscono diversi processi di raffinazione prima di essere considerati commestibili: rimozione di mucillagini, deacidificazione, correzione del colore, eliminazione delle cere. Esistono inoltre varietà ibride di girasole con un'alta percentuale di acido oleico, anche oltre l'85%, che rende l'olio, almeno per quanto riguarda la composizione acidica, simile a quello di oliva; purtroppo i metodi di estrazione e lavorazione non lo rendono qualitativamente paragonabile a quello d'oliva. 
Gli oli di cocco e di palma (detti anche oli tropicali) sono caratterizzati da un alto punto di fumo (240°), questo li rende idonei ad essere impiegati per friggere più volte senza causare cattivi odori e sapori. A differenza di molti oli di semi, quelli di cocco e palma non vengono estratti con solventi ma per pressione, anche se dopo questo processo devono comunque seguire l'iter degli altri oli di semi per diventare commestibili. 

Fra i grassi vegetali rientra anche la MARGARINA, la quale è costituita da due parti: una lipidica (oli e grassi) e una acquosa mescolate al fine di raggiungere una consistenza solida, questo processo chimico viene definito idrogenazione. [3] Le materie prime utilizzate per la parte grassa sono principalmente vegetali e derivano da: girasole, soia, palma, cocco, arachidi (ma nella maggior parte dei casi vengono utilizzati gli oli tropicali). Possiamo affermare che la margarina è un grasso che non esiste in natura ma deriva da un mix di oli vegetali, talvolta con aggiunta di grassi animali, lavorati tramite processi chimici industriali. Oggi esistono anche margarine non idrogenate, ottenute mediante un processo fisico basato sull'uso di temperature e pressione adeguate, che separa i grassi saturi da quelli insaturi. La parte ricca di acidi grassi saturi ha una consistenza solida e mantiene le caratteristiche qualitative per molto tempo. A livello di calorie la margarina è molto simile al burro e per quanto riguarda il punto di fumo questo è molto basso. 


Personalmente io prediligo l'utilizzo dell'olio extra vergine di oliva sia per i condimenti a crudo che per la preparazione di pietanze cotte (se devo fare delle grandi fritture uso spesso l'olio di girasole facendo attenzione a non tenere la fiamma troppo alta); per quanto riguarda la scelta tra burro e margarina preferisco utilizzare il burro.




[1] 100 g di olio di oliva contengono circa 885 calorie, 100 g di burro contengono circa 716 calorie

[2] Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione istituita nel 1963 dalla FAO e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il cui scopo è proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali.

[3] reazione chimica dove viene addizionato idrogeno ad un substrato che può essere un elemento o un composto chimico, di regola in presenza di un catalizzatore. La reazione inversa è detta deidrogenazione.

12 giu 2017

Dieta Detox - funziona o è solo una moda estiva?

Quando si avvicina l'estate è molto facile imbattersi in diete dell'ultimo momento che promettono miracoli. Sempre più spesso si legge di diete Detox, ma cosa significa questa parola? Cercando su google la definizione ricorrente è:

 "termine inglese che vuol dire disintossicare, cioè liberare il proprio organismo da sostanze con effetto tossico. Detox è un termine a 360° e si riferisce alla disintossicazione, dall'alcol, dai farmaci, dalle droghe ma anche dal cibo ecc..."

Da questa definizione si può  notare che non vi è alcun riferimento alla perdita di peso corporeo, quindi quando parliamo di dieta detox ci si riferisce all'eliminazione dall'organismo di sostanze tossiche che possono essere presenti nei cibi che ingeriamo. Questo significa che se si vuole intraprendere una dieta detox non si deve pensare di perdere peso, a meno che ovviamente non la si abbini ad una dieta ipocalorica (da seguire sempre dietro le direttive di un medico, che sia un dietista o un nutrizionista) e a dell'attività fisica costante. 
Proviamo a capire che cosa si intente per tossine. La definizione è la seguente:

"sostanze prodotte da un organismo animale, vegetale o microbico che sono dannose per alcune specie. Una biotossina è un veleno prodotto dall'attività metabolica di alcuni esseri viventi, come i batteri che può causare alcune malattie."

Ma le tossine non sono tutte uguali. Le “tossine in generale” sono diverse dalle tossine che si possono trovare nel nostro corpo. Infatti le prime hanno a che fare con le sostanze velenose presenti nelle piante, negli animali oppure in dosi elevate di medicinali, alcol o droghe, mentre le seconde posso essere ricondotte principalmente a:
  • inquinanti ambientali
  • amalgami dentali di argento o mercurio
  • il mercurio contenuto nel pesce
  • tracce di alluminio presenti nei deodoranti
  • acqua o cibo contaminato
  • aria inquinata
  • ecc...
Leggendo questo elenco sembrerebbe quasi di essere sotto attacco da un numero indecifrato di tossine ma bisogna tenere ben presente che il nostro corpo lavora costantemente nell'eliminazione delle tossine: i reni, i polmoni e il fegato sono continuamente all'opera per rimuovere tali sostanze. Essi funzionano come dei filtri naturali senza i quali non potremmo sopravvivere.

Ma allora conviene fare una dieta detox? Appurato che cominciare una dieta detox non significa fare una dieta dimagrante cerchiamo di capire se può essere utile per purificare il nostro organismo. La Harvard Health Publications ha analizzato una dieta detox molto popolare in America e che sta arrivando fino in Italia: la Master Cleanse. Secondo questa dieta bisognerebbe iniziare la giornata con una tazza di acqua salata al mattino, bere una miscela fatta di acqua, sciroppo d’acero, pepe di cayenna e succo di limone durante il giorno e una tazza di thè durante la notte. Questo schema alimentare (nonostante la mancanza di sostanze nutritive) andrebbe seguito per 10 giorni. 
Secondo la Harvard Medical School non si riscontrano dati evidenti in merito al funzionamento di questa particolare dieta nella letteratura medica. Molti studi dimostrano però che un digiuno prolungato o diete estremamente ipocaloriche possono portare ad un dimagrimento anche molto veloce portato dall'abbassamento del metabolismo basale del corpo, ma cosa succede quando si interrompe una dieta di questo tipo? Ciò può provocare un rapido aumento del peso corporeo una volta che si riprende a mangiare normalmente. Per cui, invece di espellere le tossine, il risultato che si ottiene è quello di ridurre l’energia necessaria per vivere e di aumentare il peso fino ad arrivare a superare anche il peso che si aveva prima di iniziare la dieta.  Anche altre fonti[1] sostengono che non vi è alcuna evidenza scientifica dietro la tesi che le diete detox possono purificare l’organismo umano meglio di quanto possa fare esso stesso da solo.

Possiamo quindi affermare che l’unico modo sicuramente efficace per disintossicare il nostro corpo e quello di fornire a reni, polmoni e  fegato tutti gli "strumenti" necessari per funzionare correttamente. Probabilmente, il miglior beneficio che si può trarre dalla moda detox è aumentare il consumo di acqua rispetto alle nostre abitudini. Modificare il sapore dell'acqua con le ricette delle "detox water" con l’aggiunta di frutta, verdura o spezie può rendere il consumo di liquidi più gradevole senza ripiegare su bevande gassate o troppo zuccherate. 

Di seguito alcuni suggerimenti per queste bevande:

1. un litro di acqua naturale, 4 fettine di limone ben lavato, un pezzo di zenzero (lasciare in infusione da 2 a 24 ore in frigorifero)

2. un litro di acqua naturale, mezzo limone ben lavato, 5 foglie di menta, qualche fettina di cetriolo (lasciare in infusione da 1 a 24 ore in frigorifero)

3. un litro di acqua naturale, 1 lime tagliato a fettine, 1 pompelmo tagliato a fettine, 2 o 3 fette di ananas (lasciare in infusione da 3 a 24 ore in frigorifero)



[1] https://www.livescience.com/34845-detox-cleansing-facts-fallacies.html; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25522674; 
      http://www.health.harvard.edu/staying-healthy/the-dubious-practice-of-detox









14 feb 2017

Il Lievito di birra



Che cos'è il lievito di birra

Il lievito di birra si ottiene attraverso la selezione di microrganismi viventi, i Saccharomyces Cerevisiae, che vengono coltivati e fatti fermentare su un substrato di malto (orzo germogliato) all'interno di fermentatori dove si moltiplicano migliaia di volte. Alla fine di tale processo, le cellule vengono separate dal substrato nutritizio, lavate ed essiccate ad una temperatura che non supera i 40 gradi centigradi. Questo lievito viene chiamato “di birra” in quanto è un residuo della fermentazione della birra, ma si può trovare anche altrove, per esempio sulla buccia di alcuni frutti.

Proprietà del lievito di birra

Le proprietà benefiche, nutrizionali e cosmetiche del lievito di birra – nonché le controindicazioni – sono molteplici: questo prezioso alimento vanta, infatti, proprietà nutritive e terapeutiche, in grado di apportare benefici alla salute dell’organismo. Il lievito di birra costituisce una fonte ricca e completa di vitamine del gruppo B[1] e di molte proteine ad alto valore biologico. È ricco di minerali, tra cui magnesio, fosforo, potassio, ferro, calcio e selenio; ha quindi un’azione rimineralizzante che aiuta a combattere l’astenia [2]. Per la presenza di selenio e di beta-glucani, gli si attribuiscono proprietà anticancerogene. La presenza di cromo ne fa un prodotto utile ai diabetici. Il cromo normalizza la glicemia e aumenta la sensibilità dell’insulina ed è anche in grado di normalizzare i lipidi del sangue. Ha potere disintossicante nei confronti del fegato ed è alleato di tutto l’apparato tegumentario, cioè di capelli, pelle, ciglia, unghie. Aiuta a combattere alcuni inestetismi cutanei, in particolare l’acne e le dermatiti. È utile al sistema cardiovascolare e metabolico perché contribuisce a tenere pulite le arterie e facilita l’azione dell’insulina. Aiuta in oltre a ripristinare la flora batterica intestinale favorendo la regolarità intestinale (è indicata l’assunzione in caso di stitichezza – che è possibile combattere bevendo molta acqua - o in seguito a una terapia a base di farmaci).  Questo alimento stimola le difese immunitarie, grazie al contenuto di vitamine del gruppo B e, in caso di anemia, facilita la formazione di globuli rossi.

Curiosità

Le proprietà del lievito di birra erano note già nell'antichità. Esistono chiari riferimenti a questo prodotto, che veniva utilizzato per depurare l’organismo e per combattere le malattie epidemiche, già in un testo del 3.500 a.C.

Ricetta di bellezza

Il lievito di birra secco è perfetto per la preparazione di maschere naturali, sia per la pelle del viso sia per i capelli. Per ottenere una maschera per la pelle mista o tendenzialmente grassa basta versare un cucchiaino di lievito di birra in polvere in mezzo vasetto di yogurt naturale. Si otterrà una maschera cremosa da mettere sul viso (tranne contorno occhi) e tenere in posa per circa 10 minuti. Risciacquare con acqua tiepida.

Dosaggio

Il lievito di birra viene commercializzato (in farmacia, erboristeria e nella grande distribuzione) in varie forme: capsule, pastiglie, scaglie e anche liquido. Non esiste un dosaggio stabilito e riconosciuto da tutti, per questo è sempre meglio chiedere consiglio al farmacista o all'erborista o leggere attentamente le istruzioni riportate sulla confezione. È buona abitudine, come per tutti i farmaci e integratori conservare il lievito di birra in un posto asciutto e lontano da fonti di calore. Solitamente le compresse possono essere masticate o ingerite con un bicchiere di acqua, le scaglie invece possono essere consumate nell'insalata, nel riso o altri piatti. Il lievito di birra può essere assunto a qualsiasi momento della giornata, ma se assunto durante o alla fine dei pasti principali (colazione, pranzo e cena) dà modo alle sue vitamine B di colmare eventuali carenze vitaminiche del pasto, e di creare un ambiente nel colon favorevole allo sviluppo della flora batterica simbionte, ai danni di quella patogena, facilitandone la digestione e l’assimilazione dei principi nutritivi.

Controindicazioni e consigli

Come ogni integrato anche il lievito di birra può causare degli effetti collaterali anche gravi, se assunto insieme ad alcuni farmaci o in alcune categorie di persone, per questo motivo è sempre meglio chiedere consiglio al proprio medico prima di iniziare l’assunzione dello stesso. Il lievito di birra può infatti interferire con l’azione di antidepressivi IMAO, meperidina e farmaci ipoglicemizzanti. È opportuno consultare un medico in caso di: gravidanza o allattamento, malattia di Crohn, immunodepressione, allergie ai lieviti, infezioni frequenti a causa di lieviti e funghi (per esempio la candidosi: pare infatti che il lievito di birra possa peggiorare l’infezione di candida), diabete. Gli effetti collaterali a volte si presentano soltanto quando si superano le dosi consigliate, le quali solitamente sono ben tollerate dall'organismo. In questi casi, il lievito di birra deve essere consumato con moderazione e possibilmente non con cadenza quotidiana, in modo tale da limitare i possibili danni. Quando si assume il lievito di birra come integratore, è importante rispettare il dosaggio consigliato, soprattutto se la terapia intrapresa è di lunga durata. Quantità eccessiva possono risultare aggressive per la flora intestinale, esponendo l'organismo al rischio di infezioni e abbassandone le difese immunitarie.


[1] Con vitamina B si intende un gruppo di vitamine idrosulubili che hanno moltissime proprietà. Utili per il corretto funzionamento del fegato e del sistema nervoso, fanno bene anche alla pelle, ai capelli e agli occhi. Scopriamole meglio. Le vitamine del gruppo B sono dei veri e propri regolatori dell’organismo: bilanciano i livelli di colesterolo presenti nel sangue, aumentano il metabolismo corporeo, regolano la pressione arteriosa, migliorano la funzione cerebrale, la digestione, la memoria e la pressione sanguigna; inoltre favoriscono la salute di pelle, unghie e capelli. Queste vitamine sono molto importanti anche per gli sportivi, i bambini in crescita e le persone convalescenti, in quanto facilitano la trasformazione di proteine, carboidrati e lipidi in energia.

[2] L'astenia (dal greco ασθένος "privo di forza") è un sintomo che consiste nella riduzione di energia dell'individuo colpito. Si manifesta in numerose condizioni morbose, sia fisiche (quali anemie, epatiti virali, disturbi metabolici ecc...) che psicologiche (ad es. depressione).


26 gen 2017

Cristalli di zucchero, una delizia di "design. "

Molto spesso nei bar quando si ordina una tisana vengono portati dei cristalli di zucchero per dolcificarla. Mi sono più volte chiesta come vengono ottenute queste delizie di "design", così ho cercato un po' sul web e ho trovato questo articolo di Dario Bressanini che vi segnalo.

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/11/24/cristalli-di-zucchero/

Sono riportati diversi metodi per ottenere i cristalli, a voi la scelta e buon sperimento a tutti!!!!!

7 dic 2016

Mele natalizie

Vorrei proporre una ricetta abbastanza veloce per stupire i vostri commensali durante le feste natalizie usando prodotti di stagione.

Ingredienti per 4 persone:

4 mele rosse non troppo mature
1 o 2 cucchiai di burro
4 cucchiai di mandorle tritate grossolanamente
2 cucchiai di uvetta ammollata nel rum
4 cucchiai di marmellata di mele
1 cucchiaio di miele
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
zucchero a velo per decorare

Procedimento:

Accendere il forno a 180 °

Lavare e asciugare le mele. Tagliare la parte superiore a circa 1/3 dal picciolo (in modo da avere un piccolo "coperchio"),  svuotare le parti rimanenti con uno scavino lasciando almeno un cm di polpa. Cuocere la polpa in un pentolino (o al micro-onde) finchè non diventa un po' morbida.

Mescolare le mandorle con l'uvetta, la marmellata di mele, il miele, la cannella e la polpa di mela.

Riempire con il composto le mele scavate, aggiungere sopra una piccola noce di burro e chiudere con la parte di mela tagliata all'inizio (il piccolo "coperchio).

Ungere una teglia con una noce di burro o in alternativa mettere della carta forno sul fondo della teglia, posizionare le mele sulla teglia e cuocere per circa 20 minuti.

Servite tiepide con una spolverata di zucchero a velo.

BUON APPETITO