7 dic 2016

Mele natalizie

Vorrei proporre una ricetta abbastanza veloce per stupire i vostri commensali durante le feste natalizie usando prodotti di stagione.

Ingredienti per 4 persone:

4 mele rosse non troppo mature
1 o 2 cucchiai di burro
4 cucchiai di mandorle tritate grossolanamente
2 cucchiai di uvetta ammollata nel rum
4 cucchiai di marmellata di mele
1 cucchiaio di miele
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
zucchero a velo per decorare

Procedimento:

Accendere il forno a 180 °

Lavare e asciugare le mele. Tagliare la parte superiore a circa 1/3 dal picciolo (in modo da avere un piccolo "coperchio"),  svuotare le parti rimanenti con uno scavino lasciando almeno un cm di polpa. Cuocere la polpa in un pentolino (o al micro-onde) finchè non diventa un po' morbida.

Mescolare le mandorle con l'uvetta, la marmellata di mele, il miele, la cannella e la polpa di mela.

Riempire con il composto le mele scavate, aggiungere sopra una piccola noce di burro e chiudere con la parte di mela tagliata all'inizio (il piccolo "coperchio).

Ungere una teglia con una noce di burro o in alternativa mettere della carta forno sul fondo della teglia, posizionare le mele sulla teglia e cuocere per circa 20 minuti.

Servite tiepide con una spolverata di zucchero a velo.

BUON APPETITO


29 nov 2016

Dieta mediterranea, alleata della nostra salute

La dieta mediterranea è un modello nutrizionale ispirato ai modelli alimentari diffusi, a partire dagli anni 50 del XX secolo in alcuni paesi del bacino mediterraneo come l'Italia e la Grecia; tale modello si basa su alimenti tradizionalmente consumati in questi paesi come ad esempio cereali, frutta, verdura, olio di oliva, carne, pesce e latticini. Il concetto di dieta mediterranea è stato introdotto e studiato dal fisiologo statunitense Ancel Keys, il quale ne ha dimostrato i benefici effetti sulla longevità e sulla salute nel Seven Country Study. Le implicazioni storiche e antropologiche della dieta mediterranea hanno portato l'UNESCO alla sua inclusione dal 2010 nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità di Italia, Marocco, Spagna e Grecia; dal 2013 tale riconoscimento è stato esteso anche a Cipro, Croazia e Portogallo.
Da un recente studio italiano condotto dall'università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, pubblicato sulle pagine dell'European Journal of Cancer Prevention, emerge che la dieta mediterranea protegge anche dai tumori della testa e collo, a condizione però che venga consumata con regolarità [1].
I tumori della testa e del collo colpiscono principalmente gli uomini  e si collocano al quinto posto per diffusione dopo il cancro della prostata, del polmone, del colon retto e della vescica. Alcol e fumo sono i maggiori fattori di rischio per queste neoplasie. Recenti ricerche italiane, tra le quali quella citata in precedenza, mostrano che la dieta mediterranea, basata principalmente sul consumo regolare di frutta, verdura, cereali, legumi, latte, yogurt, olio di oliva, un basso consumo di carne, a favore di un maggiore consumo di pesce e uova, associato ad un limitato consumo di dolci e moderate quantità di vino durante i pasti, può favorire la riduzione dei rischi di sviluppare un tumore nel distretto della testa e collo.
Lo studio dall'università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma si è basato sul monitoraggio di 500 casi di pazienti con tumore della testa e del collo e di un gruppo di controllo di oltre 400 persone senza malattia; tali gruppi sono stati messi a confronto con una  medesima abitudine: la fedeltà a un regime alimentare basato sulla dieta mediterranea. La professoressa Stefania Boccia, dell’Istituto di Sanità Pubblica della Cattolica e una delle principali autrici della ricerca ,ha affermato che lo studio condotto conferma che seguire con fedeltà la dieta mediterranea riduce il rischio di tumori della testa e del collo. Dallo studio è ltresì emerso che solo il 10% degli italiani senza patologie tumorali sono assidui nel seguire la dieta mediterranea.
Di seguito riporterò alcuni esempi di menù da seguire in una giornata che rispecchino i dettami della dieta mediterranea:
esempio 1
colazione: tazza di latte con cereali; spuntino: yogurt magro; pranzo: insalata mista con uova, pane di segale, un frutto; merenda: yogurt; cena: pollo ai ferri con insalate di carote crude condite con un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva, un bicchiere di vino rosso.
esempio 2
colazione: yogurt; spuntino: 4 o 5 noci e un frutto; pranzo: cous cous di verdure, pane integrale, frutta;  merenda: estratto di frutta; cena: bruschette con aglio e pomodoro, lenticchie al vapore con pomodoro, frutta
esempio 3
colazione: un caffè, una tazza di latte parzialmente scremato; spuntino: un frutto; pranzo: riso integrale con i carciofi , pesce ai ferri con contorno d’ insalata mista condita con olio extra-vergine d’oliva, aceto e sale; merenda: una spremuta di succo d’arancia; cena: 2 uova sode con contorno di di cicoria lessata, pane integrale e un frutto.


[1] http://www.fondazioneveronesi.it/articoli/oncologia/la-dieta-mediterranea-protegge-anche-dai-tumori-della-testa-e-del-collo


16 ago 2016

Da cartone del latte a porto vaso personalizzato

Un divertente modo per riciclare i cartoni di tetrapak? Trasformarli in colorati porta vaso!

Cosa serve:

- contenitore tetrapak lavato e asciugato
- pennarello
- forbici
- colori acrilici
- pennelli
- scotch trasparente largo
- spago
- ago da lana

Come procedere:

1. Dopo aver scelto il soggetto da realizzare disegnarlo sul tetrapak con un pennarello. Disegnare una linea alla'altezza desiderata lungo tutto il perimetro della scatola (tenendo conto dell'altezza che si vuole dare al porta vaso). Ritagliare solo il contorno superiore proseguendo lungo la linea tracciata.


2. Con il colore acrilico bianco ricoprire tutta la superficie in modo da coprile le scritte del tetrapak, se necessario ripetere l'operazione più volte.


3. Colorare il soggetto.

4. Con lo scotch trasparente largo ricoprire l'intera superficie in modo da renderla lucida e impermeabile.

5. tagliare lo spago della lunghezza desiderata e con l'aiuto dell'ago da lane praticare due forellini ai lati per far passare lo spago. Bloccare lo spago inserito con un piccolo nodino.

6. Inserire nel porta vaso la piantina e appendere.


LARGO SFOGO ALLA FANTASIA !!!!






4 ago 2016

Il basilico

Oggi voglio parlare di una pianta che si può vedere in molti  balconi: il Basilico. Il suo nome scientifico è ocimum basilicum, è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle lamiaceae, normalmente coltivata come pianta aromatica originaria dell’India e largamente usato nella cucina italiana, oltre che in quella asiatica. Sono state classificate circa 60 varietà di basilico, che si differenziano per l'aspetto e l'aroma (ad esempio: comune, genovese, greco, tailandese, messicano, lattuga, purple ruffles, minimum ecc...). Il basilico cresce rigoglioso quando il sole è abbondante e la temperatura si aggira tra i 20 e i 25° C; con temperature più alte necessita di una più alta umidità, e non resiste a temperature inferiori ai 10 °C. Necessita di annaffiature frequenti e di un suolo ben drenato, in quanto i ristagni d'acqua sono dannosi per le radici. Il periodo di fioritura è tra giugno e settembre. Per consentire una crescita rigogliosa e per allungarne il ciclo di vita le piante di basilico devono essere regolarmente cimate, asportando gli apici vegetativi e i fiori. Le differenti varietà hanno un numero variabile di oli essenziali che conferiscono alla pianta il tipico profumo nelle diverse sfumature. L'aroma caratteristico della specie comune, la più diffusa in Italia, è derivato dall'eugenolo[1] (sostanza chimica presente in grande quantità anche nei chiodi di garofano). Oltre all'eugenolo, il basilico contiene metileugenolo[2] ed estragolo[3] (23–88% negli oli essenziali), sostanze che si sono rivelate cancerogene su ratti e topi. Sebbene gli effetti sugli umani non siano stati studiati, gli esperimenti indicano che è necessaria una quantità molto superiore a quella cui normalmente si entra in contatto, affinché essa possa rappresentare un rischio per la salute dell’uomo.

Fatte queste doverose premesse è utile far presente che il basilico ha anche delle “proprietà benefiche”, infatti contiene calcio, ferro, magnesio, potassio, luteina e betacarotene, antiossidanti importanti per la salute della pelle, per facilitare la digestione e combattere gli stati infiammatori dell’intestino; inoltre sembra essere utile negli stati d’ansia e nelle sindromi da raffreddamento (sinusite, naso chiuso).  Le foglie vanno raccolte solo dalle piante adulte, più alte di 10 cm perché le piante più piccole contengono sostanze tossiche. Ottimo utilizzato a crudo conferisce un particolare aroma a pietanze cotte o crude. È utilizzato come infuso (una manciata di foglie fresche per 5 minuti in infusione in un litro di acqua calda, filtrare e bere durante la giornata) per combattere stati d’ansia, emicranie e tosse. In caso di raffreddore, naso chiuso o sinusiti può essere utile inalare l’aroma di qualche goccia di olio essenziale versato su di un fazzoletto.

[1] L'eugenolo è un liquido oleoso, quasi incolore o giallo chiaro, poco solubile in acqua e solubile nei solventi organici. Ha un odore piacevole, speziato, simile al chiodo di garofano. Questo olio essenziale si può estrarre dai boccioli fiorali, dalle foglie o da rametti della pianta dei chiodi di garofano.
[2] Dal punto di vista chimico il metileugenolo è un metabolita secondario ed è una delle molecole che donano al basilico il particolare sapore. Alcuni studi hanno dimostrato che la concentrazione di metileugenolo è maggiore nelle piante la cui altezza è inferiore a 10 cm mentre, se più alte questa molecola è meno presente rispetto all'eugenolo che, strutturalmente, è molto simile.

[3] L’estragolo è un fenilpropene cioè un composto organico naturale; è un costituente essenziale dell'olio essenziale del dragoncello, di cui compone il 60–75% dell'olio, ma lo si può trovare anche negli oli essenziali di basilico, pino, trementina, finocchio, anice e del syzygium anisatum. Recentemente l'INRAN ha condotto uno studio su tale sostanza, presente, tra l'altro, nelle tisane al finocchio riconoscendone la tossicità [http://ntp.niehs.nih.gov/testing/status/agents/ts-10259-v.html]

6 lug 2016

portapenne da scrivania

Durante un laboratorio creativo, per bambini di quarta e quinta elementare, ho proposto la realizzazione di un portapenne da scrivania partendo da una bottiglietta di plastica.

Ecco quella che ho realizza come campione da mostrare ai bambini.

Cosa serve:
-  una bottiglietta di plastica
-  forbici
-  pinzatrice
-  cartoncini
-  pennarelli
-  tanta fantasia!

Prima di tutto bisogna scegliere un soggetto, un animale, un mostro, una creatura di fantasia. Una volta identificato il nostro soggetto bisogna disegnarlo sul cartoncino, è importante che il soggetto abbia una bocca grande o delle grandi fauci! Ritagliare la bocca, con un pennarello disegnarla sulla bottiglia e ritagliarla con le forbici facendo attenzione a non tagliarsi con la plastica. Dopo aver colorato il nostro soggetto pinzarlo alla bottiglia con la pinzatrice. Volendo è possibile anche incollarlo ma la colla vinilica ci mette un troppo tempo ad asciugare e la colla a caldo potrebbe deformare la bottiglia, ecco perchè io ho scelto di usare la pinzatrice. Una volta finito il lavoro inserire penne, matite, pennarelli dalla bocca del nostro animale.


30 giu 2016

Riciclo creativo delle bottiglie di plastica

Navigando su youtube mi sono imbattuta in un video veramente bello sul riciclo delle bottiglie di plastica. Trovo alcune idee davvero splendide e di facile realizzazione.

Ecco a voi il video



Buon riciclo a tutti!!!

17 mag 2016

Le marche di cioccolato che schiavizzano i bambini

Si sente parlare molto spesso di come alcune multinazionali siano considerate il male del mondo. Secondo me tra le peggiori ci sono quelle "grandi marche" che sfruttano il lavoro dei bambini. 
Nel settembre 2015 è stata presentata un’azione giudiziaria contro Mars,  Nestlè e  Hershey con la motivazione che stavano ingannando i consumatori che inconsapevolmente stavano finanziando il lavoro schiavo infantile in Africa Occidentale. Nel documentario Slavery: A Global Investigation (http://topdocumentaryfilms.com/slavery-a-global-investigation/) si possono vedere le interviste fatte ad alcuni bambini che sono stati liberati, i quali hanno raccontato la loro terribile esperienza.

Aly Diabate, uno dei bambini liberati, ha raccontato:
 “Essere picchiato faceva parte della mia vita. Quando ti mettevano addosso i sacchi (di chicchi di cacao) e cadevano mentre li trasportavi, nessuno ti aiutava. Anzi, ti picchiavano finché non ti rialzavi”.

Nel 2001, la Food and Drug Administration aveva proposto di approvare una legislazione per l’applicazione sulle confezioni del marchio “slave free” (senza lavoro schiavo), ma prima che il provvedimento venisse votato l’industria del cioccolato, incluse Nestlé, Hershey e Mars, ha usato il suo denaro per bloccarla, promettendo però di porre fine al lavoro schiavo infantile nelle sue imprese entro il 2005. Questo avrebbe significato usare il lavoro schiavo per ancora 4 anni! Purtroppo questo importantissimo obiettivo è stato ripetutamente rimandato, al punto che si parla di eliminare tale sfruttamento nel 2020. Nel frattempo, il numero di bambini che lavorano nell'industria del cacao non è neanche diminuito, anzi, in base a un resoconto del luglio 2015 della Tulane University è aumentato del 51% tra il 2009 e il 2014[1]

Uno dei bambini liberati ha detto una frase piuttosto scioccante, che rende l'idea di quello che sono costretti a passare:
 “godete di qualcosa che è stato fatto con la mia sofferenza. Ho lavorato sodo per loro, senza alcun beneficio. State mangiando la mia carne”.

La situazione è stata denunciata da diverse testate giornalistiche tra cui: The Guardian, Daily Mail, Huffington Post, BBc ... Il Daily Mail ha sottolineato che i bambini impiegati in questa industria utilizzano anche strumenti e macchinari pericolosi con grandi lame (ovviamente senza dispositivi di sicurezza), portano i chicchi di cacao su lunghe distanze, lavorano per molte ore e sono esposti a pesticidi e ad altre sostanze chimiche pericolose senza indumenti protettivi. Secondo l’Huffington Post, le violazioni dei diritti dei bambini sono alla base di oltre il 70% della produzione mondiale di cacao. In base a un rapporto investigativo della BBC, centinaia di migliaia di bambini vengono comprati o rapiti e poi portati in Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale di cacao, dove vengono schiavizzati nelle piantagioni. Spesso i loro genitori vengono ingannati con la promessa che i loro figli andranno a lavorare in un paese lontano per poter mandare loro i soldi guadagnati, ma nella maggior parte dei casi non è così. I bambini non vengono pagati, non ricevono educazione, sono malnutriti e spesso non rivedranno più le proprie famiglie. 

Secondo le indagini condotte le 7 marche di cioccolato che utilizzano cacao proveniente dal lavoro schiavo infantile sono:

Hershey
Mars
Nestlè
ADM Cocoa
Godiva
Fowler’s Chocolate
Kraft

A questo punto mi viene spontaneo dire che prima di mangiare un pezzo di cioccolata sarebbe bene informarsi su come e da chi è stato prodotto, e soprattutto sul "lavoro" di chi.


[1]http://www.childlaborcocoa.org/images/Payson_Reports/Tulane%20University%20-%20Survey%20Research%20on%20Child%20Labor%20in%20the%20Cocoa%20Sector%20-%2030%20July%202015.pdf


5 mag 2016

Il latte fa bene o fa male?

In rete circolano molte notizie a sostegno della tesi che il latte faccia male. Proviamo a capirne di più. Alcune delle tesi maggiormente supportate negli articoli che sostengo che il latte sia un alimento dannosa affermano che:
1. l’uomo è l’unico essere vivente che continua a bere il latte anche dopo lo svezzamento; per gli altri mammiferi dopo quella fase dello sviluppo il latte diventa un alimento nocivo
2.  l’apporto di calcio proveniente dal latte vaccino può essere assorbito anche da fonti vegetali, di conseguenza il latte è un alimento facilmente sostituibile
3. l’assunzione di calcio proveniente dal latte non è fondamentale per il benessere delle ossa e per la prevenzione dell’osteoporosi
4. la caseina contenuta nel latte vaccino ha un effetto cancerogeno (soprattutto in riferimento al cancro alla prostata) e dà una dipendenza psico-fisica paragonabile a quella degli oppiacei 
Tutte accuse molto gravi che legittimano la domanda: Il latte vaccino fa male? Cerchiamo di capire cos'è e come è composto il latte. 
Secondo il R.D. 9/5/29 n. 994 e successive modifiche il latte alimentare è il prodotto ottenuto dalla mungitura regolare, ininterrotta e completa di animali in buono stato di salute e nutrizione; ovviamente rientra in questa definizione legale di latte alimentare, cioè quello destinato all'alimentazione umana, anche il latte vaccino. Sebbene il latte si possa ottenere anche dalla mungitura di altri animali come pecore, capre od asine, il latte vaccino è il più conveniente da produrre anche grazie alle tecnologie di mungitura costantemente migliorate nel corso degli anni. Sebbene ogni vacca abbia una composizione del latte diversa, a seconda di quello che mangia, il latte proveniente da tutte le vacche viene mescolato, ottenendo così una composizione media che si aggira intorno ai seguenti valori:
1. acqua per l’87,5% circa
2. proteine, tra cui la più rappresentativa è la caseina per il 3,5%
3. lipidi per il 3,5% 
4. zuccheri, in particolare il lattosio, per il 5% circa
5. sali minerali per l’1% circa (prevalentemente calcio)
Il contenuto in lipidi può variare, e in base alla sua percentuale abbiamo il latte intero tra il 2% e il 4% di grassi o il latte di alta qualità (oltre il 4%). Le scremature (parzialmente scremato, scremato) sono tecniche industriali che vengono applicate dopo la mungitura per ridurre il tenore dei grassi. Le mucche più "usate" dagli allevatori sono le Frisone, ma sono animali “standard” tenuti sempre nelle stalle, con un latte monocorde vista la loro monotona alimentazione, mais e soia. Diversi sono invece gli allevamenti di Podoliche, antiche mucche che hanno continuamente bisogno di pascolare, che hanno un latte con un sapore che richiama i profumi e i sapori delle migliaia di erbe con cui si nutrono: tarassaco, cicerbite, crespigni, gramigna, nulla a che fare con i pastoni preconfezionati di mais e soia. Parlando delle caratteristiche nutrizionali, abbiamo parlato anche di lattosio, cioè lo zucchero più importante del latte. Il lattosio viene sintetizzato direttamente dalla mammella della vacca, che prende i componenti dal sangue, ed ha funzione energetica. Il lattosio è anche presente nel latte materno, e tutti i bambini sono in grado di digerirlo grazie ad un enzima, la lattasi, che è in grado di scinderlo. In alcune persone, però, con l’adolescenza, questo enzima smette di essere prodotto: se manca, il lattosio non viene scisso e arriva nell'intestino crasso dove viene utilizzato come zucchero alimentare dai batteri e questo porta alla loro proliferazione e alla fermentazione dello zucchero, che crea irritazione e dolore intestinale, oltre che diarrea: questo processo da vita all'intolleranza al lattosio, di conseguenza l’individuo non è in grado di digerire il latte e i suoi prodotti derivati (formaggi, yogurt, gelati a base di latte …)

ATTENZIONE: L’intolleranza è una condizione che deve essere verificata da un medico tramite appositi test ed esami del sangue.

Esistono diverse alternative vegetali al latte, le quali sono consumate da chi segue una dieta vegana, e da chi è intollerante al lattosio. Chiariamo però che, come stabilito recentemente dall'UE, il latte vegetale non si può chiamare latte in quanto è di fatto un altro prodotto, spesso più grasso e con proteine (tranne quello di soia) di minor qualità nutrizionale rispetto al latte vaccino, e questo può portare a carenze nutrizionali specialmente nei bambini. Esistono diversi tipi di latte vegetale: di soia, di nocciola, di mandorla, di avena, di riso, che sono più digeribili ma non hanno il calcio. Una ricerca condotta presso il Saint Michael’s Hospital e che ha coinvolto più di 4 mila bimbi, in età tra 1 e 6 anni, ha confermato come le recenti abitudini “salutiste” di sostituire il latte vaccino con altre bevande vegetali, in realtà dovrebbero essere abbandonate per non incorrere in problematiche di carenze vitaminiche a danno dei bambini. Secondo lo studio, pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, infatti, mentre il latte vaccino è ricco di vitamina D e calcio, questi nutrienti non risultano essere presenti nelle altre varianti di latte in commercio. Dalle analisi condotte dai ricercatori, inoltre, è emerso come una tazza di latte non vaccino predispone una riduzione del 5% nei livelli di vitamina D presenti nel sangue al confronto di chi, invece, consuma regolarmente del latte vaccino [1].
Tornando alle molte accuse rivolte al latte sembra che, anche se in molti siti si legge spesso “molte ricerche scientifiche”, “gli ultimi studi” (senza però la citazione di queste ricerche e/o studi), tali accuse siano prive di ricerche scientifiche che le supportino. Il rapporto dell’istituto di ricerca sul cancro, l’American Institute for Cancer Research [2], ha redatto un documento sulla relazione esistente fra alimentazione e cancro condivisa da tutta la comunità scientifica mondiale. Questa pubblicazione afferma che <<non c’è alcun legame fra una corretta e moderata assunzione giornaliera di derivati del latte e l’insorgenza del cancro. Addirittura è probabile che una dose adeguata di latticini prevenga il cancro al colon. I rischi, sempre basati su un dato probabilistico, si presenterebbero solo in caso di assunzioni superiori a 1,25 l di latte al giorno, che potrebbero causare insorgenze di tumori alla prostata>> (no che causano sicuramente). Di conseguenza bere latte equilibratamente, 2/3 porzioni al giorno come suggerito da nutrizionisti esperti, non solo non fa male, ma risulta addirittura una protezione per uno dei tumori ad altissima incidenza nella nostra società, il cancro al colon, secondo solo al tumore alla mammella.
Per quanto riguarda invece l’apporto di calcio, è vero che il latte non è l’unico alimento da cui si può assorbire questo elemento, infatti alcuni vegetali come broccoli o fagioli sono una fonte alternativa da cui attingere calcio, ma non possono sostituire completamente quello derivante dal latte, anche perché il calcio presente nel latte viene assorbito più facilmente dall'organismo rispetto a quello presente in altri alimenti. Dagli approfondimenti tratti dal “Libro bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari” [3], si evince inoltre la stretta correlazione fra la diminuzione di apporto di calcio e l’incidenza di fratture ossee dovute a una carenza di minerali. Il calcio, infatti, al contrario di quanto sostenuto da chi dichiara che il latte vaccino fa male, resta un elemento fondamentale per la prevenzione dell’osteoporosi in età adulta.
Quindi, nonostante possa risultare strano che l’uomo sia l’unico mammifero che continua a bere latte dopo la fase dello svezzamento, come sostiene il Dott. Cavalli Sforza [4], illustre genetista, questo è solo un vantaggio che l’essere umano è riuscito a guadagnare nel lungo corso della sua evoluzione genetica. D’altronde l’essere umano è anche l’unico mammifero che cuoce i cibi e li combina tra loro (pasta, pane, zuppe, creme …), di questo però non ci meravigliamo!


[1] http://www.laricercascientifica.it/ricerca-neonati/il-latte-vaccino-fa-male/1865
[2] World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research. Food, nutrition, physical activity, and the prevention of cancer: a global perspective. Washington, DC: AICR. 2007.
[3] Libro Bianco sul latte e i prodotti lattiero caseari. Analisi delle conoscenze scientifiche e considerazioni sul valore del consumo di latte e derivati. Progetto editoriale Assolatte con la partecipazione di: Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), anche in qualità di coordinatore degli Autori; Istituto Superiore di Sanità (ISS); Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE); Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI); Società Italiana di Pediatria; Società Italiana di Medicina Interna (SIMI); Ministero della Salute.
[4] Cavalli Sforza, L. and F. Cavalli Sforza, Evoluzione genetica e culturale, in Treccani.it2010.


4 apr 2016

Noci Brasiliane



La Bertholletia excelsa, comunemente conosciuta come noce del Brasile o noce amazzonica è un grande albero amazzonico che produce forse l'unica specie nel mercato mondiale di frutta secca ottenuta esclusivamente in aree naturali, senza coltivazione da parte dell’uomo. La noce del Brasile viene raccolta durante il periodo piovoso (dicembre-marzo), da raccoglitori locali che si trasferiscono temporaneamente nella foresta, spesso con le famiglie, per la raccolta del frutto. Ciò che consumiamo sono in realtà i semi dei frutti di questo albero che quando sono mature cadono a terra spontaneamente e così vengono raccolte con facilità. 

Le noci brasiliane, come la maggior parte di tutta la frutta secca, contengono una buona quantità di vitamine, antiossidanti e sali minerali e hanno un elevato contenuto calorico (pari a 656 calorie circa per 100 grammi di prodotto). Sono una fonte di acido oleico che aiuta a ridurre il colesterolo “cattivo” e ad innalzare i livelli di colesterolo “buono”[1].
Le noci brasiliane sono considerate una buona fonte di vitamina E, infatti ne contengono circa 7,87 mg ogni 100 grammi e di selenio (1917 microgrammi per 100 grammi di prodotto, ben oltre le dosi giornaliere raccomandate). La vitamina E è un potente antiossidante liposolubile e Il selenio è un elemento che agisce, principalmente, come componente dell'enzima antiossidante glutatione perossidasi, che a sua volta opera insieme alla vitamina E nel prevenire i danni prodotti dai radicali liberi alle membrane cellulari. Un apporto adeguato di selenio aiuta anche a prevenire problemi cardiovascolari e aiuta i capelli a crescere forti e sani; sembra inoltre svolgere un ruolo antagonista nei confronti dei metalli pesanti, come il mercurio, il cadmio e l'argento.
Le noci brasiliane sono anche una fonte eccellente di vitamine del gruppo B, come tiamina, riboflavina, niacina e vitamina B6 le quali sono fondamentali, tra altre cose, per il normale funzionamento del fegato e del sistema nervoso, ma innanzitutto sono importanti per la trasformazione dei carboidrati in glucosio e per il metabolismo dei lipidi e delle proteine. Oltre al selenio, alle vitamine del gruppo B e alla vitamina E le noci brasiliane presentano buoni livelli di sali minerali (rame, magnesio, manganese, potassio, calcio, ferro, fosforo e zinco).
ATTENZIONE: le noci del Brasile contengono piccole quantità di radio. Sebbene la quantità di radio, un elemento radioattivo, sia molto piccola, circa 1-7 pCi/g (40-260 Bq/kg), e la maggior parte di esso non venga trattenuta dal corpo, questa è 1.000 volte superiore che in altri alimenti. Secondo l’Università Associate di Oak Ridge, questo non è dovuto a elevati livelli di radio nel terreno, ma all'apparato radicale molto esteso.[2]  Inoltre chi è allergico al mango, agli anacardi, ai pistacchi o ad altre noci potrebbe andare incontro a reazioni allergiche.
  





23 mar 2016

Il mio punto di vista sul "Referendum Trivelle"


Il 17 aprile siamo chiamati a votare per il "Referendum Trivelle", le motivazioni promosse per questa consultazione popolare riguarderebbero le conseguenze ambientali e i presunti contraccolpi sul turismo derivanti di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi.
Il referendum è stato voluto da 9 Regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto e non propone un alt immediato o generalizzato, chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. La domanda che si troverà stampata sulle schede è:

"Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c'è ancora gas o petrolio?"

Dunque chi vorrà eliminare le trivelle dai mari italiani dovrà votare sì, chi vorrà che le trivelle continuino a fare il loro lavoro in Italia anche dopo la scadenza delle concessioni dovrà votare no.
Un'amica mi ha mandato un articolo molto interessante a  riguardo che può essere d'aiuto per farsi strada tra le tante informazioni, ma soprattutto tra le tante cattive informazioni/disinformazioni, spero che lo possiate trovare utile come l'ho trovato utile io.

http://www.meteoweb.eu/2016/03/referendum-trivelle-una-geologa-ecco-perche-io-non-andro-a-votare-e-se-proprio-fossi-costretta-voterei-no/653980/

Devo ammettere che non sono una sostenitrice del "si" in quanto, da ignorante in materia, ho pensato che l'Italia non è pronta a sostenere il fabbisogno di energia del paese con le sole energie eco-sostenibili, comunque vi segnalo un link con le ragioni dei "si" e quelle dei "no".
http://www.iltempo.it/economia/2016/03/22/ecco-cos-e-il-referendum-sulle-trivelle-1.1521617

In oltre, se volete leggere delle "motivazioni politiche" vi consiglio anche:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/22/referendum-trivelle-il-ministro-dellambiente-galletti-se-voto-voto-no-questa-consultazione-e-ideologica/2571568/




16 feb 2016

Troppo glutine negli alimenti a base di grano - la celiachia




La celiachia (intolleranza al glutine) ha avuto una forte una crescita negli ultimi venti anni; eppure il grano e i suoi derivati (pane, pasta, biscotti …) sono sempre esistiti!  Come spesso accade la colpa è imputabile all'uomo; una volta l’Italia era al primo posto nella produzione di grani di ottima qualità (Senatore Cappelli, Verna, Preco) ma la sconfitta dell’agricoltura “tradizionale” a favore di una più "industrializzata"  ha ridotto notevolmente la produzione dei nostri cereali.
Il grano utilizzato per pasta e pane viene quasi tutto dal medio oriente (perché meno costoso) ed è un grano di cui non è “ricostruibile” la filiera, di conseguenza mi viene spontaneo chiedermi: quali pesticidi e/o diserbanti sono stati usati? I concimi impiegati sono naturali? Ad esempio molte coltivazioni utilizzato l’azoto per migliorare la crescita dei prodotti (non so se vi è mai capitato di comprare spinaci con foglie molto gradi, direi quasi esagerate, ecco in quel caso è molto probabile che sia stato utilizzato l’azoto per rendere le foglie così grandi). Per quanto riguarda il grano usare troppo azoto per concimare porta lo stesso ad avere spighe più grandi ma con una percentuale di glutine non più del fisiologico 12% bensì del 18%. Questo 6% in più è rappresentato da frazioni tossiche di glutine che spingono alla celiachia quei soggetti più “sensibili”. Ma cos'è la celiachia? È un’infiammazione cronica dell'intestino tenue, scatenata dall'ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti.[1]   La Celiachia è caratterizzata da un quadro clinico molto variabile da soggetto a soggetto, che va dalla diarrea con marcato dimagrimento, a sintomi extra-intestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni. A differenza della semplice allergia al grano, la Celiachia non è indotta dal contatto epidermico con il glutine, ma esclusivamente dalla sua ingestione. La Celiachia non trattata può portare a complicanze anche gravi, come il linfoma intestinale. La dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile per i soggetti celiaci. La completa esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare: i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in numerosi prodotti alimentari (in oltre il glutine viene impiegato anche in alimenti dove "naturalmente" non è presente come prosciutto cotto, caramelle, lieviti ...) ed il rischio di contaminazione accidentale da glutine è spesso presente nei processi di lavorazione dell’industria alimentare. L’Associazione Italiana Celiachia ha stilato un prontuario delle aziende che producono alimenti “gluten free”, in oltre molti prodotti riportano il marchio della spiga "barrata" per facilitare il riconoscimento degli alimenti senza glutine. 


[1] http://www.celiachia.it
 




Desideri Magazine e Swiffer

Ciao, oggi vi parlerò di un progetto al quale sto partecipando con il Club dei Desideri.
Sono iscritta già da diversi anni nei quali ho avuto la possibilità di testare diversi prodotti.
Attualmente sto partecipando alla campagna Swiffer. I progetti del Club dei Desideri si basano sul principio di uno "scambio", ricevi una confezione del prodotto per te e dei campioni omaggio da consegnare ad amici, parenti, colleghi, conoscenti ... in cambio bisogna compilare dei questionari e dei resoconti con dei feedback per l'azienda. Alla fine del progetto, i resoconti e i questionari inviati serviranno a quantificare quanti passaparola sui prodotti Swiffer sono stati generati e cosa ne pensano le persone che ne sono venute a conoscenza.
Come dicevo prima ho potuto provare Swiffer Duster grazie all'invio, direttamente a casa mia di un kit, i campioni da consegnare contengono un piumino e un'impugnatura di plastica da inserire all'interno di ogni piumino. Swiffer è semplice da montare e ogni piumino può essere usato più volte. Io personalmente dopo ogni utilizzo lo "sbatto" un po' contro il muro del balcone per far cadere un po' di polvere.. Lo utilizzo su diverse superfici (mobili, termosifoni, mensole, specchi e porte) e il risultato è davvero ottimo: la  polvere è letteralmente catturata dal piumino.
Nel kit che mi è stato inviato ci sono anche dei buoni sconto per l'acquisto della scopa swiffer, un'ottima alleata per chi ha degli amici a quattro zampe a casa.



22 gen 2016

Curcuma

Mi è stato chiesto di scrivere un post sulle proprietà della curcuma e quindi eccomi qui!

Il nome scientifico è curcuma longa ed è una pianta erbacea, perenne, rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee. Originaria dell'Asia sud-orientale e largamente impiegata come spezia soprattutto nella cucina indiana, medio-orientale, tailandese e di altre aree dell'Asia, la pianta della curcuma è caratterizzata da foglie lunghe a forma ovale, mentre i fiori sono raccolti in spighe. Il suo nome deriva dalla lingua persiana-indiana e precisamente dalla parola Kour Koum, che significa zafferano, infatti la curcuma è anche nota col nome di zafferano delle Indie. I suoi rizomi, cioè le parti della pianta che contengono i principi attivi,  vengono fatti bollire per diverse ore e in seguito fatti seccare in grandi forni, dopodiché vengono schiacciati  fino ad ottenere una polvere  giallo-arancione (il colore è dovuto alla presenza della curcumina) che viene comunemente utilizzata come spezia in cucina. La composizione chimica della curcuma è la seguente: proteine, acqua, grassi, fibre, zuccheri (saccarosio, destrosio e fruttosio) e ceneri; i minerali sono: calcio, sodio, potassio, fosforo, magnesio, ferro, zinco, selenio, manganese e rame; le vitamine sono: B1, B2, B3, B6, vitamina C, vitamina E, K e J. La curcuma contiene centinaia di componenti tuttavia l’attenzione degli studiosi si è concentrata su uno in particolare: la curcumina. In commercio la sì può trovare pura  e come ingrediente principale del curry. È una spezia con grandi proprietà medicamentose, in special modo quelle antinfiammatoria. Quanto alle proprietà salutari, sono state indagate quando alcuni ricercatori si sono accorti di una diversa incidenza di alcune malattie nelle zone di consumo abituale delle spezie. La curcumina, sembra influire sulla modulazione dello stato infiammatorio che è alla base di obesità, diabete, disturbi cardiovascolari e tumori. Negli esperimenti sugli animali si è visto che  la curcumina influirebbe sull’insorgenza di queste malattie anche con un’azione diretta su fegato e pancreas. Esperienze sugli uomini hanno evidenziato un calo  di zuccheri nel sangue in soggetti diabetici, un aumento del colesterolo HDL a scapito di quello LDL (vedi post “Il colesterolo cattivo” del 6/7/2015) e in persone  con aterosclerosi una diminuzione dei livelli di fibrinogeno[1]  nel sangue, con conseguente minor rischio di trombi. In oltre, in merito ai tumori, si pensa che la curcumina (date le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie) potrebbe avere un qualche effetto positivo dato lo stretto legame del cancro con lo stato infiammatorio alterato e lo stress ossidativo. Si pensa anche che possa influire rallentando lo sviluppo tumorale[2]. Per quanto riguarda il suo utilizzo sembra essere sufficiente utilizzarne un paio di cucchiaini da caffè al giorno; si può aggiungere a fine cottura su primi, secondi e contorni (ma anche durante la loro preparazione) oppure si può aggiungere a vari tipi di yogurt o farne delle salse. È importante ricordare che per facilitarne l’assorbimento è indispensabile l’abbinamento a qualche grasso, come l’olio d’oliva, il burro, il latte ecc…


[1] Il fibrinogeno, o fattore I della coagulazione, è una glicoproteina plasmatica sintetizzata dal fegato con lo scopo di favorire l'emostasi (coagulazione del sangue).



15 gen 2016

Tenere a bada i dolori mestruali con la dieta

Ormai sono più che convinta che una corretta alimentazione può essere utile per vivere bene e in salute, di conseguenza penso che alcuni dolori o patologie possano trovare un ottimo alleato in una dieta equilibrata e variegata. 
Ho effettuato delle ricerche[1]  per capire come alleviare i dolori mestruali, che per molte donne, me compresa, si presentano puntuali tutti i mesi. La domanda che mi sono posta è: quali alimenti bisogna mettere in tavola durante i giorni del ciclo per cercare di alleviare un po’ il dolore?  I dolori più comuni e ricorrenti della dismenorrea [2] sono: il mal di testa, le tensioni addominali (crampi e spasmi), la tensione al seno e la nausea che possono essere in parte alleviati seguendo, nei giorni che precedono e nei giorni del ciclo, una dieta ricca soprattutto vitamine del tipo B[3]  e magnesio[4]  e limitando o evitando il consumo di caffè, bevande alcoliche (le quali riducono l’assorbimento del magnesio, il minerale più importante ed  efficace per controllare l’intensità delle contrazioni dell’utero), alimenti troppo grassi e salati, carni rosse e latticini.
Fra i vegetali, sono ottime le barbabietole rosse per l’apporto di magnesio, il quale esercita un’azione antispastica e rilassante sull’utero, ma anche fagioli bianchi e rossi cotti, spinaci cotti, mais bollito, ceci cotti, broccoli, patate al forno, tarassaco crudo, albicocche secche, fichi, fichi secchi, prugne e banane. Questi alimenti possono essere alternati e integrati anche con i carboidrati complessi (pane, riso e pasta, meglio se integrali) che hanno un effetto calmante e con i cibi che contengono le vitamine del gruppo B (in particolare la B1 presente in cereali integrali, crusca, legumi, germe di grano, fegato, molluschi, funghi e lievito di birra;  la B6 presente negli spinaci, nei cereali integrali, nei piselli le quali assicurano il corretto funzionamento del sistema nervoso e sembrano fare diminuire anche i sintomi dolorosi). Fra gli altri cibi che andrebbero previlegiati troviamo  il pesce azzurro (ricco di omega 3), i fiocchi d’avena, il lievito di birra secco, il germe di grano, le arachidi, la crusca, i pistacchi, le mandorle dolci, i pinoli, le lenticchie, le noci (ricche di vitamina B1), i semi di lino (è consigliato di consumarne 1/2 cucchiai al giorno macinati con acqua o anche nel condimento dell’insalata), i semi di girasole crudi (ricchi di vitamina E, che può essere trovata anche nell’olio di germe di grano e nell’olio vergine di oliva, nell’olio di girasole, nell’olio di semi d’uva, nell’olio di sesamo, nel prezzemolo secco, nella salvia, nel rosmarino, nel timo secco, nel tonno in olio, nella passata di pomodoro, nell’avocado e nelle noci).
 [1] ho trovato, sul sito della fondazione Paolo Veronese, un articolo redatto grazie alla consulenza del Dott. Giacinto Miggiano Direttore del Centro Nutrizione Umana dell’Università Cattolica di Roma
 [2] La dismenorrea, ossia un ciclo mestruale doloroso, è riconducibile a diverse possibili cause: una predisposizione costituzionale, una anomalia dell’utero, stati di forte stress che possono determinare la diminuzione della produzione di beta endorfine che fungono da analgesici naturali.
 [3] Le vitamine del gruppo B sono idrosolubili  (si sciolgono in acqua) e non vengono assimilate facilmente dal nostro organismo. Esse includono: la B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina) B5 (acido pantotenico), B6 (piridossina), B8 (biotina), B9 (acido folico), B12 (cobalamina). Le vitamine del gruppo B si soprattutto negli alimenti di origine animale; in particolare: la B1 è presente nella carne di maiale, nel fegato, nel cervello e nel prosciutto - la B2 nel fegato, nel latte e suoi derivati - la B3 si trova nelle interiora e nella carne di tacchino – la B5 nel lievito di birra - la B6 nella carne e nelle interiora, nel pesce (salmone e sardine) – la B8 si trova in fegato e reni, tuorlo d'uovo, latte, formaggi - la B9 nelle foglie dei vegetali verdi, lievito di birra, fegato e altre interiora, e la B12 si trova solo in alimenti di origine animale fegato, carne, pesce, latte, latticini e formaggi.

[4] Il magnesio è il quarto tra i minerali presenti nel nostro organismo ed è essenziale per la nostra buona salute. Circa il 50% del magnesio contenuto nel nostro corpo si trova nelle ossa, l’altra metà si trova in prevalenza nelle cellule che compongono i tessuti e gli organi; soltanto l’1% si trova nel sangue, ma il nostro organismo deve fare molti sforzi per mantenere costanti i livelli ematici di questo minerale. Il magnesio contribuisce a mantenere la normale funzionalità muscolare e nervosa, regola il battito cardiaco, mantiene sano il sistema immunitario e rafforza il tessuto osseo. Il magnesio si trova nei seguenti alimenti: verdure a foglie verdi, legumi, frutta secca, legumi, cereali integrali, acqua del rubinetto (può essere una buona fonte di magnesio, ma la quantità di minerale contenuta varia a seconda della sorgente, l’acqua che alla sorgente ha un maggior contenuto di minerali è definita dura ed è quella che contiene una maggior quantità di magnesio).

14 gen 2016

Carne separata meccanicamente (CSM)

Spesso nel leggere le etichette di cotolette di pollo, polpette, würstel etc... si trova l'indicazione "CSM", cosa vorrà mai dire? Questa sigla indica che quell'alimento contiene carne separata meccanicamente, cerchiamo di capire come si ottiene.
La carne separata meccanicamente è un prodotto/sottoprodotto della macellazione,  si tratta di quello che rimane delle carcasse dopo che vengono private dei tagli principali. Queste "rimanenze" vengono trasferite sotto speciali presse, dove vengono macinate e fatte passare attraverso setacci molto fini per eliminare i residui dalle ossa; il tutto viene sottoposto ad alta pressione in una sorta di tritacarne dal quale esce una poltiglia rosa, a cui vengono aggiunti addensanti e conservanti, utilizzata per produrre würstel, salsicce, cotolette e altri prodotti alimentari. In commercio è possibile trovare anche la carne separata meccanicamente ottenuta dalle ossa del maiale, in questo caso però si usano macchinari in grado di togliere le fibre muscolari rimaste con uno strumento  a bassa pressione, per cui il prodotto finale è più simile  alla carne macinata. Di sicuro, così facendo, c’è uno sfruttamento ottimale delle materie prime che consente di ridurre al minimo gli sprechi, ma il tutto a discapito della qualità. La domanda che subito mi viene in mente è: la carne separata meccanicamente può essere nociva? Secondo l’Efsa [1]  nella CSM è presente un rischio di crescita microbica maggiore, soprattutto quando si usano alte pressioni, in quanto la lavorazione provoca una maggiore distruzione delle fibre muscolari favorendo lo sviluppo batterico. Questi tipi di processi, precisa l’Efsa “provocano una degradazione delle fibre muscolari maggiore e un rilascio di nutrienti, i quali forniscono un sostrato favorevole alla crescita batterica”. Il sistema a bassa pressione  stressa meno le fibre e il rischio di contaminazione microbica può essere equiparato a quello della carne macinata. L’Efsa, il cui scopo è anche aumentare l'informazione per preservare la salute pubblica, ha  sviluppato un modello per identificare la carne separata meccanicamente, individuando metodi di misurazione e parametri per distinguerne i vari tipi. È il calcio che viene rilasciato dalle ossa durante la lavorazione il parametro chimico, tra tutti quelli presi in considerazione dagli esperti, quello più sicuro per stabilire se la carne contenuta in un prodotto va classificata come disossata a mano o separata meccanicamente. Secondo l’Authority andrebbe sviluppato un ulteriore studio per distinguere la carne separata a bassa pressione dalla pura carne macinata, data la netta somiglianza tra i due prodotti. Questo per uno scopo ben preciso: far sì che queste informazioni non rimangano confinate solo al mondo degli esperti, degli ispettori alimentari e delle istanze politiche, ma siano alla portata di tutti i consumatori.
Purtroppo anche fra i prodotti bio è possibile trovare CSM di conseguenza si ritorna al discorso fatto più volte sull'importanza di imparare a leggere le etichette degli alimenti che acquistiamo[2].

Riporto di seguito un link dove è possibile approfondire l'argomento e trovare un elenco dei produttore che utilizzano CSM: http://www.ilfattoalimentare.it/cotolette-carne-separata-meccanicamente.html




[1] L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare - EFSA, acronimo di European Food Safety Authority, è un'agenzia dell'Unione europea istituita nel gennaio del 2002 ed ha sede nella città universitaria di Parma, in Italia. Fornisce consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare.
[2] Vedi articolo "IMPARIAMO A LEGGERE LE ETICHETTE DEGLI ALIMENTI" nella sezione "NATUROPATIA"

13 gen 2016

Buoni sconto per la spesa di tutti i giorni

Vorrei condividere la mia mania per i buoni spesa. Non so se avete mai visto il programma "Pazzi per la Spesa" dove le persone riescono a pagare pochi dollari per spese dal valore di centinaia di dollari, in Italia i buoni non sono molto diffusi come in America, però ci sono dei siti che danno la possibilità di stamparne alcuni.
Io ho scoperto nel sito del Corriere della Sera la sezioni "Buoni per Tutti", è sufficiente registrarsi e stampare i buoni a colori per poterli utilizzare in molti supermercati. 

Vi riporto il link:  http://buonpertutti.corriere.it/  e buona spesa a tutti!!!




borsa personalizzata



Oggi vorrei farvi vedere come è possibile trasformare e personalizzare una semplice borsa di feltro o pannolenci.

Per realizzare questo progetto è fondamentale che la borsa sia bicolore in quanto la tecnica che ho utilizzato è quella dell’intaglio.












Cosa occorre:

- borsa bicolore                                                          
- cartamodello da stencil
- gessetto
- forbici
- taglierino
- colla per tessuti


Come procedere

1. Per prima cosa bisogna disegnare sulla borsa il motivo che vogliamo intagliare, può essere utile aiutarsi con una mascherina da stencil.  Io ho utilizzato un gessetto bianco in modo da poter eliminare facilmente i residui del tratto che ho tracciato sulla borsa.


2. Una volta disegnato il nostro motivo bisogna intagliarlo con molta cura incidendo solo il primo strato della borsa con il taglierino e poi procedendo con le forbici, in questo modo si vedrà il colore sottostante. 

Il disegno che ho scelto io  non era una vera mascherina da stencil, di conseguenza ho dovuto anche ritagliare  e incollare alcune parti del disegno (ad esempio l’interno delle ali della farfalla e le corolle dei fiori), in questo caso bisogna fare in modo di non rovinare la parte della borsa che si sta intagliando.

3. Con la colla per tessuti incollare i bordi del disegno al secondo "strato" della borsa, così evitiamo che non il passare del tempo si possano strappare. Come dicevo prima io ho incollato anche le parti interne delle ali della farfalla e delle corolle dei fiori.



Con pochissimi passi la borsa è trasformata

da così  ....        
                                                                     

... a così